Il professor Popper e il suo metodo didattico.

A testimonianza della passione per la discussione critica, un allievo di Popper della London School of Economics ha scritto: «I seminari di Popper erano diversi [rispetto alla norma acca­demica]: erano confronti tesi e serrati fra Popper e il relatore – che fosse uno studente o un uditore. Ora, in quella speciale seduta lo studente in qualche modo riuscì a presentare due sezioni [della sua relazione]. Popper lo interrompeva a ogni proposizione; non accettava nulla senza contraddire: ogni pa­rola era significativa.

Fece una domanda: lo studente cercò scappatoie. Popper ripeté la domanda, e finalmente lo stu­dente rispose alla domanda stessa. “Allora la sua prima rispo­sta non era sbagliata?”, chiese Popper. Lo studente sfuggì a questa conseguenza indesiderata con un profluvio di parole. Popper ascoltò e poi disse: “Certo. Ma allora la sua prima ri­sposta non era sbagliata?”. Ora lo studente vide il suo errore e lo ammise. “Si scusa?”, chiese Popper. Lo studente accon­sentì, al che Popper sorrise magnanimamente e disse: “Tutto a posto, allora possiamo essere amici“» .
Sempre Bartley III, allievo di Popper ed epistemologo, ricorda che nei suoi seminari si apprendeva praticamente il metodo popperiano che consisteva in «problemi – congetture – confutazioni». Ecco quanto ricorda dell’insegnamento del maestro: «Devi avere un problema, e nessun tema. Non cercare di essere originale. Cerca un problema, e comprendi quanto ti ri­sulta. Devi desiderare di comunicare col tuo lettore; devi es­sere chiaro, non devi mai usare paroloni, né essere inutilmen­te complicato. Per esempio non devi impiegare simboli logici o formule matematiche, se lo puoi evitare. Padroneggia la lo­gica, ma non fartene bello. È immorale essere presuntuosi o cercare di impressionare i lettori o uditori col proprio sapere. Poiché tu sei ignorante. Mentre ci possiamo distinguere per le poche cose che sappiamo, siamo tutti eguali nella nostra ignoranza illimitata. Non essere posseduto dalle tue idee. Ti devi mettere a nudo, ti devi esporre al rischio. Non essere troppo cauto con le tue idee. Le idee non sono rare: dove so­no sorte ce ne sono altre. Lascia libero corso alle tue idee: ogni idea è migliore di nessuna affatto. Ma una volta che l’idea sia stata esposta, non ti è lecito cercare di difenderla, tentare di credere in essa, devi invece criticarla e imparare scoprendo l’errore. Le idee sono solo congetture. Importante non è la di­fesa di qualsivoglia congettura determinata, bensì il progresso del sapere. Così, preoccupati di ammettere scrupolosamente i tuoi errori; non ti possono insegnare nulla, finché non confes­si quelli che hai commesso».

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Da D. Massaro, La comunicazione filosofica, vol. 3b, Paravia, Torino, 2004, p735.

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