La leggenda dell’Est-Est-Est

La leggenda dell’Est-Est-Est

Fantastica come la fiaba, vera come un fatto reale, frizzante come il moscato dei nostri colli, la leggenda medievale dell’EST! EST!! Est!!! è giunta, ricca di fascino, sino ai nostri giorni, sempre rifiorente su quella lastra tombale che nell’antico tempio di San Flaviano porta effigiata una figura che, come dice un’arguta poesia dialettale di M. Liverziani

“…nun sae se pare
un cardinale, un vescovo o un soprano”.

42ª fiera del vino - montefiascone vtMa di costui, che dovette essere senz’altro “essere un pezzo grosso”, la lapide reca scritti nome cognome: Io. Deuc e cioè Giovanni Defuk o Defugger, che sembra sia stato uno dei tanti baroni tedeschi al seguito dell’imperatore Enrico V, venuto in Italia nel 1111 per farsi incoronare imperatore a Roma.
Mescolando l’utile al dilettevole, il nobile tedesco incaricò il servo Martino di precederlo nel viaggio e di segnalargli le osterie, dove si vendesse vino prelibato, scrivendo sulla posta sulla porta EST, vale a dire C’è, e di quello speciale.
Partì il fedele servitore e cominciò ad assaggiare e a scrivere…

“Ma quando fu quassù furono gran feste; ebbe e ribebbe e scrisse de gran core, a grosse lettere, EST! EST!! EST!!!”.

E quando arrivò il padrone, gli diede la lieta notizia che

“a mezzo borgo, ne la prima svolta, c’è un cannellino, robivecchi nato!
saporoso, de forza… a falla corta credete ch’è un ambrosio profumato”.

Il signore dovete ammettere che Martino aveva avuto ottimo fiuto nella scelta se, dopo essersi sborniato ben bene, lasciò che Enrico V e la sua schiera proseguissero per Roma e lui col servo accorto piantò le sue tende sul colle fallisco.

“Dù volte fece notte e la mattina lo ritrovò dù vorte imbenzinato ‘L terzo giorno però, che sia ammazzato!
dopo davè scolato una mezzani, cantanno l’aria de la mariannina cascò per terra e restò sdraiato”

Ebbe appena il tempo di far testamento:
lasciava tutto il suo equipaggio al Municipio di Montefiascone a patto che nell’anniversario della sua morte si versasse un “barzoletto” di quel prelibato Moscatello sul suo sepolcro.
E infatti poco dopo – propter nimium Est -.

“… un’ora prima de le dieci stirò le zampe, fece un gran sbadjo e anniede a fa la terra pe li ceci”.

Immortalando quell’EST! EST!! EST!!! che fu la fine della sua vita di beato epicureo.

N.B. – I versi citati sono tratti dalla poesia dialettale Est! Est!! Est!!! – di M. Liverzani.

(tratto dall’opuscolo della 42ª Fiera del Vino – edizione 2000, a Montefiascone VT)

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