Il guaritore malato

Qualche giorno fa stavo parlando con un’amica di un articolo letto molti anni or sono su una rivista scientifica ed il cui titolo era appunto “Il guaritore malato”. Sprazzi di ricordi mi portano a pensare che fosse un numero di “Psicologia contemporanea”. Se ne verrò a capo non mancherò di aggiornarvi.

A seguito di questa piacevole chiacchierata mi è stato sottoposto un altro articolo, relativo a questa problematica. L’articolo originale si trova qui. Il seguente è stato lievemente modificato dal redattore.

Chirone è uno dei personaggi più significativi della mitologia greca, direttamente collegato al mondo della medicina, delle medicazioni, delle erbe e delle sostanze medicinali. È il più sapiente e il più evoluto tra tutti i centauri ed è un semidio essendo figlio di Crono e di Filiria; Crono, per sedurre la donna, si era trasformato in cavallo e questo spiega perché da questa unione era nato un essere mezzo uomo e mezzo cavallo. Chirone rappresenta quindi in modo suggestivo la triplice natura dell’uomo: istintuale, razionale, spirituale.
Nel mito la sua vita e le sue gesta si intrecciano con quelle di altri noti personaggi dei miti classici: Apollo, Asclepio, Achille, Eracle. Apollo avviò a lui, a causa della sua vasta conoscenza dell’arte medica, il figlio Asclepio, che grazie agli insegnamenti del suo maestro sarebbe diventato il dio della medicina, acquisendo uno straordinario potere terapeutico. Il mito di Chirone si articola su un evento accidentale: un giorno Eracle, mentre lottava con un gruppo di altri centauri, colpì per errore al ginocchio Chirone, che pure gli era amico. Eracle stesso tentò di curare la ferita che però non riusciva a risanarsi in alcun modo. Il mito configura quindi una situazione paradossale: un essere immortale perché semidio e grande esperto e maestro di medicina, è vittima di una ferita inguaribile. Tale contrasto in psicologia delinea l’immagine simbolica “del guaritore ferito”, cioè di un essere di natura sovrannaturale che soffre come ogni uomo mortale potrebbe soffrire; immagini simili esistono in ogni tradizione religiosa, dal cristianesimo, all’induismo e possono ben rappresentare un concetto basilare di grande importanza per la pratica della medicina e per la comprensione degli aspetti profondi della relazione medico-paziente. Infatti soltanto il medico che considera la malattia come qualcosa che lo riguarda da vicino, come esperienza diretta o indiretta e come possibilità sempre presente, può accedere ad una reale comprensione dei problemi dei suoi pazienti; differentemente i medici che, protetti dalla loro cultura scientifica e tecnologica, effettuano una scissione tra le componenti interiori del guaritore e del ferito, perdono la capacità di sintonia e di reale comprensione umana delle difficoltà dei loro pazienti. Chirone, che alla fine rinuncerà all’immortalità per salvare Prometeo dal supplizio al quale era stato condannato da Zeus per aver rubato agli dei il fuoco e averlo donato agli uomini, rappresenta quindi uno straordinario simbolo che oggi appare di grande rilievo per tutte le questioni che riguardano l’umanizzazione della medicina e l’attenzione agli aspetti relazionali nella pratica medica: solo i medici che non si allontanano dalla dimensione interna delle proprie ferite (fisiche, psichiche o esistenziali) e che quindi sono consapevoli dei loro limiti, possono acquisire un potere terapeutico e una capacità di interagire in modo umano e sensibile con i pazienti. Rinunciando all’onnipotenza, e proprio dalla consapevolezza della propria vulnerabilità umana, il medico potrà quindi acquisire il senso dinamico della propria potenza, evitando lo scacco dell’impotenza e della frustrazione, quando i propri sforzi terapeutici non saranno in grado di sconfiggere il male.
Alla sua morte, gli dei, commossi dalla sua vicenda, trasformeranno Chirone in una costellazione, quella del Centauro.
In psicologia da anni la figura di Chirone viene studiata come emblematica dell’archetipo del “guaritore-ferito” (argomento sul quale esiste una vastissima bibliografia sia in ambito psicologico e psicoanalitico, sia nel campo delle scienze dell’educazione) che, nella tradizione cristiana, ha una straordinaria e suggestiva assonanza con la figura del Cristo in croce.


Ringrazio questa cara amica (n.g.) per le informazioni.

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