Quando tu sarai vecchia e grigia
e piena di sonno
e china accanto al fuoco,
tira giù questo libro
e lentamente leggilo
e sogna del dolce sguardo
che i tuoi occhi ebbero un tempo
e delle loro ombre profonde;
quanti amarono i tuoi istanti di lieta grazia
e amarono la tua bellezza
con falso e vero amore,
ma un solo uomo amò in te
l’anima pellegrina
e amò il dolore del tuo mutevole volto,
e chinandoti giù verso i tizzoni incandescenti,
mormora, un po’ tristemente,
quanto amore fuggì
e misurò i suoi passi
sulle montagne in alto
e nascose il suo viso
fra una moltitudine di stelle.
(William Butler Yeats)
Credo sia un tristissimo monito di un uomo innamorato, per un Amore mai dichiarato e mai vissuto. Perché rinunciare ad un amore tanto intenso? Qualcuno afferma che “se due persone si vogliono reciprocamente e sul serio trovano il modo di incontrarsi”. Io dico che se si vogliono sul serio sì.
“Privarsi dell’amore è più atroce dei disinganni. È una perdita perpetua e irreparabile, sia nel tempo, sia nell’eternità. (Sören Kierkegaard)”.
Probabilmente si è trattato di un amore tormentato a causa della presa di coscienza, di lui, di non poter vivere con quel tipo di persona. Impossibilitato a vivere questo amore, pena l’annullamento e la distruzione di se stesso, si è visto costretto a fuggire, per sopravvivere. Triste sorte, ma non la peggiore, secondo me.
Mi viene in mente il brano di Fabrizio De André “Ballata dell’Amore cieco”.
Lui, nell’estremo tentativo di salvarsi, tenta di avvertirla di cosa sarà; alcuni riescono ad intravedere nell’impenetrabile libro della vita; ma la natura delle persone non si cambia e consapevole sceglie di essere una delle tante stelle nel suo cielo, di ammirarla da lontano, indistinto ed indistinguibile.
Triste ed angosciante, tanto più che la sto vivendo.