L’occhio mi scivola sul tavolo. C’è ancora la tazza della tisana rasserenante alla passiflora della notte prima, un posacenere che tracima di sigarette fumate da Lucia, la posta non letta.
Oddio, la posta… una lettera. Non è una di quelle che arrivano di solito: non è l’estratto conto della banca né la bolletta del gas. La busta è sigillata e l’indirizzo è scritto a mano in bella grafia.
Intuisco di cosa potrebbe trattarsi, le elezioni sono ancora lontane perché possa essere la pubblicità di un candidato, e non ricevo cartoline d’auguri di Mafalda dal 1984. Il campo si restringe: è una richiesta di offerte da parte della parrocchia o una lettera di Maurizio.
Maurizio. Non avendo più il coraggio di telefonare, scrive. Ogni donna ha un ex fidanzato ingombrante che dà saltuariamente dei colpi di coda, così, solo per il gusto di confondere le idee.
Un tipo così, appena sente nell’aria che tu stai finalmente meglio, che sei in grado di ascoltare Killing Me Softly senza metterti a fissare il vuoto, che riesci a guardare una coppia che si bacia senza pensare: “Tanto non dura, vedrai che si lasciano”, ecco, in quel preciso momento decide che un sms non ha mai fatto del male a nessuno, che è un peccato buttare via tutto e non restare amici, e soprattutto che ricevere una lettera sarà rétro ma fa sempre tanto, tanto piacere.
Certo, dentro potrebbe esserci scritto qualcosa di clamoroso, fuori tempo massimo, in zona Cesarini del sentimento, come: “Ho capito tutto, torno da te. Ci sposiamo, facciamo quattro figli e andiamo a vivere sull’isola che non c’è”. Ma anche qualcosa tipo: “Aspetto un bambino, volevo che lo sapessi da me, buona fortuna!”.
Sarà difficilissimo aprire quella busta: se c’è la lettera di Maurizio starò male per i prossimi giorni, se vuole tornare da me rientro in crisi, anche se non lo amo più, e se ci sono aggiornamenti sul suo stato di famiglia non ho voglia di riceverli così di prima mattina, a stomaco vuoto per di più. Non lavoro all’anagrafe e non sono nemmeno la zia lontana che deve fare il coprifasciatoio a uncinetto per il nascituro.
Prendo la lettera. La porto in cucina, apro il secchio della spazzatura e ce la butto dentro.
Poi entro in bagno, mi guardo allo specchio e sorrido.
“Ce l’ho fatta”, penso.
Un secondo dopo: “Però se la leggo non mi vede nessuno”.
E con un colpo di reni improvviso mi lancio verso la cucina, velocissima.
Con un balzo sono davanti al bidone della spazzatura, lo apro e raccolgo la lettera. Senza pensarci troppo la leggo.
All’improvviso la cucina attorno a me diventa una sala cinematografica, ma il set non è quello di Colazione da Tiffany. No, il film è The Blair Witch Project. Immagini alla moviola, sonoro rallentato e urla strazianti in sottofondo. “Nououououoooooo!!! ”Un attimo. Questo non è un film, è la mia vita, l’unica che ho.
Sono sconvolta. Torno verso il tavolo, finisco il bicchiere di latte bevendolo alla russa, come fosse vodka, per darmi forza e contegno. Rileggo, con la vana speranza che l’inchiostro possa essersi cancellato o possa aver preso forma di altri caratteri e cambiato contenuto.
Ma la scritta c’è, e resta. Inquietante, incredibile: Monica Olla e Marino Selis annunciano il loro matrimonio Domenica 18 giugno a.c., ore 11,30
Chiesa di san Francesco, Macomer.
(Geppi Cucciari) – “Meglio donna che male accompagnata – Zero”
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