Un inquieto lago per compagnia
col suo fragoroso sfogo,
come i pensieri che si infrangono nell’anima,
scioglie i miei nodi residui
e disseta le speranze nuove,
che, vivificate, aleggiano intorno.
Lì, lì, lì nell’occhio vorticoso di foglie
getto fili impalpabili di malinconia,
ragnatele d’un mesto giorno d’inverno.
Voglia, smania, brama, desiderio
sono fantasmi irrequieti,
graffianti, ululanti, nevrotici
che strisciando m’incidono
fino a stillare sangue caldo
che mi dà nuovo respiro.
Voglia di andare, di gridare
perdermi infinitamente
squassare l’assordante silenzio dell’anima
a lungo in catene riottose
pesanti come macigni legati alla vita.
Voglia di luce, di calore
convulso che trascina tanto in alto
per poi sbatterti nella polvere
ma che rende ebbri di piacere non espresso.
Voglia di bruciare lentamente,
con guizzi orgiastici,
fino a consumarsi, stremati, ansanti
appagati e compiaciuti dal flusso di ritorno
che tenero, invade ogni fibra rinverdita
mentre l’inquieto lago ha trovato requie.