Riflessioni su Facebook

È innegabile l’immane e tumultuosa espansione di Facebook, né la democratica condivisione di opinioni, valori, comportamenti, azioni che consente, né, ovviamente, la moltiplicazione dei contatti e delle relazioni che promuove. Ma è proprio in questa proliferazione dei rapporti sociali che possono annidarsi diversi rischi per l’utente del social network e che cercherò di indicarli alcuni, su cui chiedo anche l’opinione di altri per contribuire a chiarirli.

1) La moltiplicazione delle cosiddette amicizie, sulla base dell’accettazione del pacchetto della rete di conoscenze che l’ultimo arruolato tra gli amici porta in dote, “impone”, se non altro per cortesia, l’esigenza di rispondere in qualche modo ad una moltitudine di persone, oltre che per curiosità. Diventa poi più difficile, se abbiamo iniziato una corrispondenza o una chat, escluderle senza un valido motivo, pena essere etichettati in negativo. E poiché la solitudine, oltre che l’immagine scadente di Sé, è una delle paure più diffuse, l’ “obbligo” di ascoltare (leggere) e di rispondere diventa un imperativo a cui più difficilmente ci si sottrae; e allora giù a chattare. A questo primo livello di rischi appartiene l’eccessivo tempo che viene dedicato alla gestione di molte persone, che a loro volta vogliono essere ascoltate e in comunicazione. Inevitabilmente, il tempo dedicato alla corrispondenza elettronica, viene tolto a tutto ciò che avremmo fatto nella vita reale. Non che non sia reale la chat o gli scambi relazionali sul computer, ma nel senso che le attività che prescindono dall’uso del social network si riducono pesantemente con l’impegno a leggere e rispondere molto.

2) Vi è un altro aspetto negativo ad un livello più profondo nell’accettazione e nella moltiplicazione dei contatti e delle conoscenze, che solo in parte deriva dall’inevitabile superficialità insita nella gestione della moltitudine degli scambi elettronici. Vi è già nell’uso dello strumento di conoscenza degli altri (il computer) la limitazione della conoscenza stessa. Mi spiego meglio: Quando conosciamo nella vita reale una persona, ne percepiamo approssimativamente le caratteristiche (non mi riferisco all’aspetto fisico, che anche quello manca o può essere molto distorto dalle immagini), quell’insieme di aspetti tramite innumerevoli segnali paraverbali e comportamentali che possono o non possono essere congruenti con quello che diciamo. Cioè la nostra intonazione, il ritmo nel parlare, la mimica, le pause e il comportamento, inteso come movimento del corpo, mandano, di regola a nostra insaputa, in quanto è estremamente difficile controllare tutto ciò, una serie di messaggi che, chi guarda e ascolta contemporaneamente percepisce e decodifica alla luce delle proprie caratteristiche valutando, nell’avvicinamento alla conoscenza, i pregi e i difetti che abbiamo tutti, ma che ciascuno gli darà il relativo peso sulla scia della propria personalità. Quando, sulla base dell’appartenenza alla rete di amicizie si passa a trasferire la conoscenza virtuale con quella reale, grazie alle informazioni che vengono inviate sul web, si ha un cortocircuito, avendo saltato tutto ciò che nella vita reale ci serve da mappa per un avvicinamento consapevole all’altro, senza sapere se ciò che abbiamo letto è vero oppure è verosimile. Protetti dall’anonimato diventa più facile essere spinti alla ricerca di compatibilità con le caratteristiche ed i gusti della o delle persone con cui si chatta o si vuole concretamente uscire. Di quale entità sarà lo scarto tra ciò che siamo e ciò che vogliamo essere, o ci sentiamo costretti a dover essere? Mentre la progressiva conoscenza negli incontri concreti consente un bilancio, benché di volta in volta aggiornato ma reale, tra pregi e difetti, quella sul web subisce una distorsione se avviene quasi esclusivamente tramite computer, anche dopo una frequentazione continuata (poiché è privata di tutti quei segnali che appartengono alla ricchezza della comunicazione umana) e illudendoci di conoscere abbastanza l’altro, ci coinvolgiamo con lui. Il rischio è di iniziare una relazione, qualunque essa sia, con una persona che ha pregi fasulli e difetti veri.

3) C’è anche un livello ancora più profondo di rischi in conseguenza di quanto appena detto, che può subdolamente insinuarsi nell’adattamento alle richieste implicite degli altri o al desiderio di piacere. Se nel gioco della seduzione tramite web, o per gioco e basta, protetti dal nickname ci proponiamo non come siamo in realtà o come crediamo di essere, ma con caratteristiche non nostre o che solo larvatamente ci riguardano ma che esageriamo per essere in sintonia con un immagine che vogliamo dare agli altri, tendiamo a comunicare informazioni, idèe e comportamenti che non ci appartengono. Nel voler apparire in un modo più consono all’essere accettati, desiderati o stimolare la curiosità su caratteristiche inventate o esasperate rischiamo di rivestire una seconda “pelle” illudendoci che rimanga sempre e solo nello spazio virtuale del web. La ripetizione frequente della recita alimenta una personalità virtuale che, in qualche modo, riteniamo nostra, pur non appartenendoci affatto. È come quando si ripete molte volte la stessa bugia che finisce per essere creduta anche da noi stessi, oppure ci confonde, in una certa misura, la verità. Se poi la recita consente la conoscenza reale di una o più persone, che proprio in virtù di essa ci hanno voluto incontrare ci sentiamo di conseguenza costretti a continuare nella realtà ciò che inizialmente era un gioco. La recitazione allora risente del nostro adeguamento ancora più ampio ad essa, che ci condiziona ulteriormente allontanandoci dalla realtà degli altri, in quanto siamo in una condizione falsa; ma quello che è più grave dalla propria identità. Rischiando di non riconoscerci più come si è, ciò che ci riguarda, che conta veramente per noi, con l’avere le coordinate interiori e stabili del nosto essere nel mondo con il quale relazionarci, traendo dai rapporti autentici il valore concreto dello scambio, della solidarietà in una continuità della consapevolezza degli altri e di se stessi.

Quindi, va bene il social network, va bene il libro delle facce; ma l’amicizia, quel sentimento che ha la capacità emotiva e razionale di coinvolgerci positivamente sotto diversi aspetti appartiene, in genere, ad un’altra dimensione.

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2 risposte a Riflessioni su Facebook

  1. primula scrive:

    Complimenti a chi ha scritto l’articolo. Bravo colto e intelligente.

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